Mi bruciano gli occhi, mi bruciano i polmoni, mi bruciano le gambe.
Mi brucia tutto ma non scendo dalla bici neanche per scherzo, è la mia vita.
I battiti salgono. 160, 165, 170, 175.
Mi sento il cuore in gola.
Una voce dal megafono dell’ ammiraglia urla in continuazione “a blocco”, “a blocco”, “a blocco”.
“Sempre a blocco”
Queste parole mi rimbombano in testa.
Ad urlare in continuazione è Angelo Sironi, detto Siro per tutti noi. Il nostro allenatore.
Un ometto non tanto alto dai capelli bianchi, che ci vuole un gran bene come fossimo tutti suoi figli.
Lui guida la sua ammiraglia, una vecchia Ford Mondeo station wagon gialla con le scritte blu, noi dietro con le ruote anteriori che sfiorano in continuazione il parafango lasciando i segni dei copertoncini sulla carrozzeria gialla.
È il 2005 e corro per l’ “Ambrosoli Remo Calzolari” nella categoria allievi.
Il nostro venerdì pomeriggio è dannatamente “sempre a blocco” in quelle tre strade di Turate che formano un fottuto triangolo dove sputiamo sangue a 45 km/h.
Per tutti noi è il “maledetto triangolo” ma sotto sotto lo amiamo, lo so, è sempre così.
Ciò che odi alla fine lo ami.
Per i miei amici c’è il calcetto del venerdì, per me c’è il “dietro motore” del venerdì, ma è paradossalmente il giorno più bello della settimana.
La scuola sta per finire e la gara della domenica è alle porte.
Sarò per sempre legato a tutto questo.
“Sempre a blocco” è un ricordo indelebile che mi porta indietro nel tempo.
Mi fa ricordare gli anni più belli, dove ho scoperto tutto di questo sport.
Dove ho dato tutto.
Si. Ho sempre dato tutto.
Per questo ho voluto dare al blog questo nome. Perché “il blocco” è ancora vivo dentro di me.
L’ unico momento dove mi sentivo davvero forte. Dove mi sentivo grande.
Da qui inizia il viaggio, il mio viaggio.
Da qui si va “sempre a blocco”.
Come direbbe una mia cara amica:
“SE QUESTO È UN VIAGGIO, IL BIGLIETTO È GRATIS. BENVENUTI A BORDO E INVITATE GLI AMICI CHE CI SI DIVERTE”
Miriam Teruzzi emialzosuipedali.com